Ex guardia medica, una riforma a metà - 21 dicembre 2023

Ancora in mezzo al guado la continuità assistenziale

Lo scorso anno è stata inaugurata la riforma della ex guardia medica, ora chiamata continuità assistenziale: nella sua nuova forma le telefonate ricevute tra le 24 e le 8 del mattino sarebbero state gestite da una Centrale di servizio, che avrebbe indirizzato i cittadini alle postazioni con medico più vicine (o al 118 per emergenze e urgenze). In questo modo si sarebbero ottimizzate le risorse non solo economiche ma anche e soprattutto umane, visto che ci sono sempre più gravi carenze di personale medico in alcune aree della nostra provincia. Ma la riforma, purtroppo, è ancora incompiuta.
Dall’anno scorso a oggi, infatti, non ci sono stati sostanziali passi in avanti. La nuova formula non è attiva, e non lo è non solo perché la sua implementazione pratica richiede più tempo di quanto previsto ma anche perché manca lo strumento principale per disciplinare questo tipo di prestazione, ovvero il contratto collettivo dei medici di medicina generale (spesso definito Acn, acronimo di accordo collettivo nazionale). La categoria dei medici di famiglia è purtroppo abituata, come altre in Italia, a lavorare con un contratto scaduto: l’Acn 2016-2018 è stato varato a giugno 2023 e nonostante i molti annunci ancora non si vede quello 2019-2021, mentre sarà un risultato non non da poco concludere entro l’anno prossimo le trattative per quello 2022-2024. E senza gli Acn nazionali le Regioni non possono procedere con gli accordi integrativi regionali, dato che è tramite i quelli che si stabilisce come e in che termini i medici di continuità assistenziale fanno questo lavoro. A complicare ulteriorimente il quadro, poi, c’è la “messa a terra” della riforma sanitaria del Pnrr: per non dover dire addio ai fondamentali fondi europei tutto dovrà essere funzionante entro il 2026, e sono già mesi che si rincorrono voci non molto rassicuranti sullo stato di avanzamento di questa importante evoluzione del Servizio sanitario nazionale, per di più in mezzo a una crisi di personale e di finanziamento mai vista prima.
Dato tutto questo, quindi, anche quest’anno la continuità assistenziale nella provincia di Siena farà fatica a coprire i turni più critici: per i giorni del 25 e del 31 di dicembre, oltre ovviamente al primo gennaio, ci saranno infatti turni “scoperti” in tutta la provincia, particolarmente nelle aree fatte di piccoli comuni e frazioni. Uno stato di cose che purtroppo non sorprende, e che è dovuto non solo alla mancanza di risorse da investire sul servizio, ma anche al fatto che la professione è vista come sempre meno attrattiva dai neolaureati in medicina.

 

(Photo credits: StockSnap/Pixabay)

 

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