Medici italiani all’estero, sono più di 21mila - 23 marzo 2023

Continua l’esodo di giovani camici bianchi in altre nazioni

Da oltre dieci anni sempre più medici italiani decidono di fare le valigie per andare in altri Paesi: un vero e proprio esodo, che - secondo i dati OCSE relativi al triennio 2019-2021 - ha raggiunto il numero record di 21.397 camici bianchi. Se a questi poi aggiungiamo anche i 15.109 infermieri presenti all’estero il totale è di quasi 40mila laureati nell’ultimo triennio, che sono costati allo Stato italiano 22.500 Euro per ogni infermiere e 41mila per ogni medico (oltre 150mila se si considerano i costi di specializzazione).
Una spesa complessiva di quasi 3,5 miliardi di Euro negli ultimi anni, che è stata pagata da tutti i cittadini italiani e di cui beneficiano altre nazioni.
Quali sono i motivi di un quadro così drammatico per l’Italia? Il primo, banale quanto tangibile, è il ritorno economico: non a caso le nazioni dove si trovano più medici italiani sono quelle dove gli stipendi sono più alti, come Germania, Francia e Inghilterra. Oltre a questo, però, i dati evidenziano come questa “fuga” sia aumentata negli anni successivi al blocco dei contratti per gli ospedalieri e soprattutto alla pandemia di Covid-19. Per i medici di medicina generale il quadro non è purtroppo migliore, visto che si sono trovati a fare i conti con una programmazione sbagliata e miope, che ha fatto sì che ci fossero sempre meno medici di famiglia attivi sul territorio e sempre meno giovani laureati che si avvicinano alla medicina generale. Questo ha costretto i professionisti rimanenti ad avere un numero sempre crescente di pazienti per non lasciare nessuno indietro, il che ha generato carichi di lavoro sempre maggiori e sempre meno appetibilità per la professione. Un vero e proprio circolo vizioso, il cui risultato ad oggi è che ci sono sempre più pazienti senza un medico di famiglia e medici che ne hanno fino a 1.800, o che rimangono in servizio fino a 72 anni.
Il modello di sanità territoriale introdotto con il PNRR - dove Case e Ospedali di Comunità diventeranno il fulcro dell’assistenza sanitaria di prossimità - dovrebbe però migliorare la situazione, alleggerendo il carico di lavoro degli ospedali: ma rimane il fatto che senza una maggiore attenzione dei Governi alla medicina generale, e misure strutturali che la rendano una specializzazione appetibile per i neolaureati, sarà sempre più difficile garantire il diritto alla salute dei cittadini italiani negli ambulatori come negli ospedali.

(Photo credits: Thirdman/Pexels)

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