Il ruolo degli infermieri nella medicina generale

A tu per tu con… Arianna Aglianò

Questo mese dedichiamo la nostra intervista a una figura professionale il cui ruolo spesso non ha l’attenzione che meriterebbe, ovvero gli infermieri: il loro ruolo è di supporto e di aiuto ai medici di medicina generale associati in cooperative - come la senese Medici 2000 - e senza di loro sarebbe molto più difficile garantire ai pazienti l’attenzione e la cura che meritano. Ne abbiamo parlato con Arianna Aglianò, laureata a Siena nel 2018 e che ha sempre lavorato all’interno della Casa della Salute di Fontebecci.

Innanzitutto qual è stato il motivo dietro la sua scelta di entrare a far parte della cooperativa?
Avevo avuto informazioni positive ed interessanti su questa realtà già da prima di laurearmi. Ho iniziato a lavorare per Medici 2000 a Gennaio 2019, pochi mesi dopo la fine degli studi: quello che mi attirava era il fatto di poter svolgere l’attività professionale dell’infermiere rispondendo alle esigenze dei pazienti a livello territoriale. In questo modo riesco a seguirli in un percorso assistenziale completo e personalizzato.

E come si svolge giorno per giorno la sua attività?
Il mio lavoro ha due componenti, ovvero di assistenza al paziente e di relazione con lui o lei. Posso stabilire questo rapporto grazie a una conoscenza profonda che ho della sua situazione: una conoscenza che nasce da una collaborazione stretta con il medico di famiglia. Mettiamo sempre al primo posto le esigenze e i bisogni del paziente, con attività di prevenzione ed educazione sanitaria e di gestione delle malattie croniche e delle disabilità. È un lavoro costante, che svolgiamo tutti i giorni negli ambulatori con competenza, soddisfazione e orgoglio. Spesso, purtroppo, il ruolo degli infermieri viene sottovalutato da chi non ha mai avuto modo di vederci in azione: ed è una professionalità che teniamo sempre aggiornata con la formazione continua, per rispondere sempre al meglio alle esigenze dei nostri pazienti.
In un certo senso - e questo è molto soddisfacente - il rapporto di fiducia che ogni paziente ha col suo medico si “trasferisce” verso di noi. Anche noi, come il medico, siamo visti come punto di riferimento. Col tempo, quindi, si stabilisce una relazione duratura e di fiducia, e ce lo dimostra il fatto che i pazienti scelgono consapevolmente i nostri ambulatori piuttosto che altri servizi infermieristici.

Come vorresti che cambiasse in futuro per rendere ancora più efficace il vostro ruolo nella sanità?
Vorrei che ci fosse un riconoscimento maggiore della nostra professione, che dia rilevanza all’evoluzione del nostro ruolo e della nostra identità. Credo che la figura dell’infermiere, inserita in un contesto ambulatoriale come la casa della Salute di Fontebecci, abbia un ruolo cardine nell’assistenza erogata e coordinata sia sulle necessità del paziente che sul contesto sociale. E credo che insieme all’appagamento morale ci debba essere necessariamente un riconoscimento professionale adeguato, in modo da rafforzare la stima verso noi stessi e quello che facciamo per i pazienti. Infine, tutti noi speriamo che ci sia data sempre più la possibilità di formarci per aumentare ulteriormente la nostra professionalità, e questo per far fronte a una popolazione che in percentuale è sempre più fragile per motivi demografici, e che necessità di un’assistenza socio-sanitaria che non può prescindere da un lavoro multi-disciplinare.

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