OCSE: medici di famiglia italiani, sempre meno ma essenziali - 16 novembre 2023

Come e perché limitano ogni giorno le ospedalizzazioni improprie

Una delle critiche che più spesso si sentono rivolgere i medici di famiglia è che siano poco utili per il Sistema sanitario italiano: per molti, infatti, sarebbero poco più che “stampanti” al bisogno di certificati e ricette, costringendo i cittadini a rivolgersi alle strutture ospedaliere in caso di vero bisogno. Ma non è così, e a sfatare questo luogo comune è stata l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), un network internazionale di studi economici che conta 38 Paesi membri e opera dal 1948.
L’organizzazione ha esaminato l’evoluzione dei sistemi sanitari dei Paesi membri dal 2011 al 2021, particolarmente per quanto riguarda i ricoveri legati a malattie croniche come asma, broncopneumopatia cronica, insufficienza cardiaca e diabete: vale a dire alcune tra le patologie croniche più comuni, e che in Italia - vista l’alta aspettativa di vita - diventeranno sempre più frequenti in futuro. I dati parlano da soli, visto che l’Italia non solo è in costante miglioramento nel decennio in esame, ma è anche al terzo posto per il numero più basso di ricoveri evitabili. Il motivo è presto detto: i medici di medicina generale agiscono come un efficace “filtro” sul territorio, limitando al massimo le ospedalizzazioni non indispensabili e consentendo al Sistema sanitario di impiegare meglio le risorse che ha a disposizione. Questi risultati, inoltre, si riescono a raggiungere nonostante il fatto che in Italia ci siano meno medici di famiglia rispetto agli altri Paesi: siamo nella media per numero di medici in rapporto alla popolazione totale, ma da noi i medici di famiglia sono il 14% del totale, con gli specialisti all’80%, mentre la media Ocse è rispettivamente del 20% e del 64%.
I dati, quindi, smontano una narrazione che vuole i medici di medicina generale come sempre meno necessari al buon funzionamento della sanità pubblica. Al contrario, è proprio il fatto che ce ne siano sempre meno che crea problemi, e questo è dovuto a una progressiva perdita di attrattività della professione. I neolaureati in medicina scelgono infatti sempre meno la medicina di famiglia, vista come poco soddisfacente dal punto di vista professionale e meno remunerativa (almeno in Italia) rispetto ad altre specializzazioni, e il fatto che i pochi medici di famiglia rimasti stiano lavorando con un contratto scaduto dal 2018 certo non aiuta. La riforma sanitaria del PNRR conta in larga parte proprio sui medici di medicina generale, e senza il loro supporto e il loro lavoro Case e Ospedali di Comunità saranno poco più che scatole vuote. Spesso costruite a debito, per di più.

 

(Photo credits: StockSnap/Pixabay)

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