Di cosa parliamo quando parliamo di burocrazia in sanità - 13 aprile 2023

Medici di famiglia e Ssn tra certificati, richieste e prescrizioni

Per comprendere quanto il peso della burocrazia impatta sul sistema sanitario nazionale bisogna cominciare da un paradosso: nelle rilevazioni statistiche sul grado di soddisfazione dei cittadini gli operatori sanitari sono promossi, anche a pieni voti, ma il sistema spesso non raggiunge la sufficienza. Il motivo è proprio l’apparato amministrativo e burocratico, perché tra Cup, telefonate, sportelli di segreteria e uffici amministrativi anche il rilascio di un semplice documento può infatti costringere un cittadino a giorni e giorni di viaggi, spesso a vuoto.
Questa parte del servizio sanitario, insomma, non migliora le cose ma agisce come freno: quello che manca, innanzitutto, è una cultura operativa orientata alla risoluzione dei problemi del cittadino, mentre quella attuale gliene crea di nuovi. Non di rado infatti non solo ogni difformità dalla norma, per quanto minima, impone ai pazienti di tornare dal proprio medico, ma anche altri operatori sanitari - come i pronto soccorso - devono fare lo stesso per ottenere una richiesta che serve a completare la loro stessa prestazione (come ad esempio togliere dei punti di sutura). Secondo le nostre rilevazioni un medico di medicina generale riceve in media 300 richieste di contatto al giorno, alle quali si aggiungono visite, prescrizioni e certificati: il peso della burocrazia è oggi così pesante da togliere tempo alla pratica medica, rendendo il medico di famiglia sempre meno medico e sempre più “produttore di carta”. Una situazione che non solo genera frustrazione per tutti, ma che peggiora la qualità del servizio sanitario.
Alleggerire il carico burocratico è quindi un passo essenziale per rendere la sanità pubblica più efficiente: la presenza sempre più capillare di computer e tessere operatore rende molti attori del sistema capaci di fare prescrizioni e meno burocrazia non solo renderebbe la vita più facile ai cittadini e agli operatori sanitari, ma porterebbe anche a un minore spreco di tempo, di energia e di risorse per tutti. Per ridurre gli spostamenti non necessari dei pazienti, infine, devono essere potenziate le attività territoriali in strutture organizzate e di prossimità come i centri di medici di medicina generale, dove i cittadini trovano più servizi in un posto solo e vicino a dove si trovano. Da questo punto di vista però la nostra provincia è decisamente all’avanguardia, visto che queste strutture - siano esse predisposte dall’Asl o, più spesso, dai medici stessi di loro iniziativa - sono presenti in tutti i principali centri abitati del territorio, ovvero Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, Siena, Montepulciano, Torrita, Chiusi, Chianciano, Sarteano, Piancastagnaio, Abbadia San Salvatore, Montalcino, San Rocco a Pilli, Castelnuovo Berardenga, Monteroni d’Arbia e Sinalunga. Tutti centri di aggregazione professionale dove i pazienti possono non solo trovare più servizi, ma anche continuità di prestazione e di reperibilità.


(Photo credits: Alexander Grey/Unsplash)

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