L’assistenza sanitaria distrettuale italiana secondo Agenas - 14 settembre 2023

Tutti i dati del Rapporto 2023 sui medici di medicina generale

Il tema dell’assistenza distrettuale (ovvero quella più vicina ai cittadini, e che “filtra” la richiesta di salute dei cittadini indirizzandola nel modo più efficiente) è stato molto discusso dopo la pandemia, ma spesso non si tiene conto dei dati più inattaccabili, ovvero i numeri. Quegli stessi numeri che ha pubblicato recentemente l’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali (Agenas), dedicando un suo report proprio ai medici di medicina generale in qualità di primo punto di contatto fra cittadini e servizio sanitario.
Il rapporto purtroppo conferma come la mancanza di una gestione sensata tra pensionamenti e nuovi ingressi abbia falcidiato il numero dei medici di famiglia in Italia: nel solo periodo che va dal 2019 al 2021 sono infatti scesi da 42.428 a 40.250 (-4,7%), confermando fra l’altro un trend discendente di lungo corso, e al 2021 il 75% di questi professionisti aveva oltre 27 anni di anzianità di servizio. In altre parole, a un passo dalla pensione. Non sorprendentemente, quindi, la media dei cittadini assistiti da ogni medico di medicina generale è in crescita, dato che è passata dai 1.224 del 2019 ai 1.237 del 2021. Va detto però che questa statistica non considera il fatto che molte delle zone meno densamente popolate d’Italia non sono attrattive per dei giovani professionisti, costringendo i pochi medici rimasti a raggiungere il limite massimo di assistiti, ovvero 1.500, e spesso a superarlo.
Non meglio, prosegue il rapporto, andrà nel breve termine: nonostante il fatto che si sappia da anni che un ricambio inadeguato sta lasciando sempre più cittadini italiani senza un medico, il saldo tra entrate e uscite rimarrà negativo almeno fino al 2025: 13.780 professionisti andranno infatti in pensione nei prossimi due anni e solo 10.148 prenderanno servizio nello stesso periodo, con una perdita netta di altre 3.632 unità. In un quadro del genere, quindi, il raddoppio delle borse per la formazione dei medici di famiglia (dalle 1.765 del 2019 alle 3.675 del 2022) non affronta il problema vero, e cioè che la professione è sempre meno attrattiva per i giovani laureati. Un neolaureato in medicina ha sempre meno ragioni per scegliere la medicina generale, potendo scegliere professioni con migliori ritmi vita/lavoro, minore burocrazia e stipendi più alti: e finché questo problema non verrà affrontato alla radice c’è da temere che i medici di famiglia saranno sempre più rari in Italia. È quindi necessario ora più che mai che i cittadini e i loro rappresentanti – in primis i sindaci, in quanto primi referenti della salute pubblica di un territorio - prendano atto di questa situazione, e facciano fronte comune con gli stessi medici per costruire (e chiedere alle autorità centrali) soluzioni adeguate.


(Photo credits: Tima Miroshnichenko/Pexels)

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