Arriva la “staffetta generazionale” per i medici di famiglia - 09/03/2023

Decreto Milleproroghe: attivi fino a 72 anni su base volontaria

In Italia il numero dei medici di medicina generale continua a calare. Nei prossimi anni il saldo tra nuovi professionisti che entreranno in servizio - tra medici di famiglia e pediatri di libera scelta - e chi invece andrà in pensione è ancora fortemente sbilanciato: già oggi i nuovi ingressi sono circa 9-10mila l’anno, a fronte di 18mila professionisti che hanno maturato i requisiti per la pensione. Si tratta di un fenomeno che va avanti ormai da anni e che si è aggravato nel tempo, se si pensa che nel 2011 i pensionati erano stati circa 11mila mentre dieci anni dopo la cifra è più che raddoppiata (24.825). Inoltre, oggi quasi il 50% dei medici iscritti all’Enpam, l’ente previdenziale dei medici di famiglia, ha più di 60 anni.

Nonostante questo le Amministrazioni, tanto locali quando centrali, hanno tardato a prendere provvedimenti per risolvere la situazione e così mentre cresce il numero di chi è privo di un medico di famiglia, i professionisti che rimangono in servizio si trovano di fronte un carico di lavoro sempre crescente per non lasciare nessuno scoperto.

Oggi però sembra finalmente arrivata una buona notizia. Il Governo, tramite il decreto “Milleproroghe”, ha adottato una misura che che dovrebbe alleggerire la situazione dando la possibilità alle aziende pubbliche di trattenere in servizio - su richiesta - i medici convenzionati fino ai 72 anni di età. Si tratta di una decisione presa di comune accordo con i rappresentanti di categoria e che potrebbe rivelarsi particolarmente funzionale, visto che tiene in servizio per due anni in più i medici con maggiore esperienza e familiarità con i propri pazienti. E sebbene non possa da sola risolvere un problema che è strutturale, sicuramente potrà aiutare in questo periodo di transizione pensionistica, visto che darà ai decisori politici e amministrativi più tempo per correggere lo stato delle cose. Anche in questo caso, dopo un periodo di mediazione i medici in servizio hanno deciso di farsi collettivamente carico di questa difficoltà, che come altre non è dovuta alle loro decisioni: rimanere al lavoro fino a 72 anni - anche su base volontaria - non è una cosa da poco, così come affrontare un carico di lavoro sempre maggiore per non privare nessun paziente del proprio diritto alla salute.

Inoltre, grazie alla collaborazione tra i Ministeri del Lavoro e dell’Economia ed Enpam, chi rimarrà in servizio in questo modo potrà continuare a ricevere il compenso per la quantità di lavoro che deciderà di svolgere (dal 30 al 70% degli incarichi), mentre il resto si trasformerà in pensione. Tutto quello che il medico non farà più verrà invece svolto da un collega giovane, che lo affiancherà diventando subito operativo e potrà quindi cominciare il percorso di convenzionamento imparando “sul campo”. Una vera e propria staffetta generazionale, quindi, che idealmente aiuterà anche i nuovi medici a prendere confidenza con una professione non facile e che si basa su un rapporto di fiducia tra i pazienti e il proprio medico.

(Photo credits: Online Marketing/Unsplash)

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