Era il 2019 quando l’attuale Ministro dell’Economia definì i medici di famiglia come “un mondo finito”: un’involontaria ammissione di responsabilità della politica sul mancato ricambio generazionale che aspettava la sanità territoriale, e che ora presenta un conto decisamente amaro. Negli ultimi 15 anni, secondo i dati di Istat e Agenas (l’Agenzia pubblica per i Servizi sanitari regionali), si sono infatti persi circa 13mila tra medici di famiglia, pediatri e guardie mediche - quasi il 20% del totale. Un numero che, a meno che non si prendano drastici provvedimenti, scenderà a 36mila nel 2025, a causa di una programmazione che non ha tenuto conto di quanti medici sarebbero andati in pensione nello stesso periodo.
Nel frattempo la popolazione italiana è invecchiata, e altrettanto hanno fatto anche i medici di medicina generale: oltre la metà ha più di 60 anni, e non a caso da qui ad almeno il 2031 solo la metà dei 20mila pensionandi verrà sostituito da un giovane. Già oggi, quindi, i medici sono costretti ad aumentare il loro numero di pazienti fino al “massimale” di 1.500 previsto dal contratto: una soluzione tutt’altro che ideale per garantire il servizio migliore possibile, ma l’unica attuabile nel breve termine, tanto è vero che ben il 38% di tutti i medici di famiglia ha già raggiunto questo limite. Col risultato che due milioni di cittadini italiani non hanno più un professionista a cui fare riferimento, e rischiano di diventare cinque milioni entro i prossimi 3 anni.
Il problema è presente in tutta Italia, ma fortunatamente né la Toscana né il territorio senese ne sono afflitti in maniera pesante. Almeno per ora, perché non solo fra due anni tutte le Regioni avranno superato la soglia di guardia di 7 medici ogni 10mila abitanti, ma le carenze di medici si fanno sentire proprio nei piccoli paesi e nelle aree a bassa densità abitativa, di cui la nostra provincia è ricca. Purtroppo né abolire il numero chiuso a Medicina né aumentare il numero di borse per la formazione in medicina generale sono soluzioni praticabili: la professione è vista dai neolaureati, non a torto, come meno redditizia, meno ricca di soddisfazioni e più usurante di altre. E la riprova è nel fatto che si sono presentati meno candidati delle borse di studio a disposizione. Nonostante l’aumento da 120 a 200 delle borse emesse ogni anno dalla Regione Toscana, infatti, solo 126 sono al momento assegnate per il triennio più recente, quello 2022-2025: una tendenza che si è replicata anche a livello nazionale, nonostante le 900 borse extra assegnate dal Ministero della Salute che hanno portato il totale a quasi 2.800.
In una situazione come quella che abbiamo davanti, i medici di medicina generale chiedono di non essere lasciati soli: è necessario unire le forze sia con i cittadini - i primi interessati al buon funzionamento della sanità territoriali - che con i loro diretti rappresentanti, ovvero sindaci e amministratori locali, prima che si raggiunga un punto di non ritorno.
(Photo credits: Pina Messina/Unsplash)
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