Una nuova sanità: la riforma della continuità assistenziale

Le ragioni e il contesto della nuova guardia medica

La guardia medica è il servizio al quale i cittadini possono rivolgersi quando hanno problemi di salute non urgenti nei momenti in cui il loro medico di medicina generale non è disponibile, come ad esempio nei fine settimana. In questi casi, infatti, chiamando il servizio di continuità assistenziale (0577-367773) si viene messi in contatto con la sede territoriale più vicina del servizio attivo tutte le notti, i festivi e i prefestivi, dove un medico di continuità – spesso un medico di medicina generale in attesa di incarico – effettua attività ambulatoriale, è raggiungibile telefonicamente e, laddove necessario, svolge anche visite a domicilio.

Negli ultimi tempi, grazie alla riduzione del numero delle chiamate tra le 24 e le 8 del mattino, si è aperta l’opportunità di rendere più razionale ed efficiente la copertura dell’assistenza territoriale. E anche se la riforma ha creato alcune polemiche, di fatto si tratta di un intervento che renderà il sistema più adeguato ai nuovi bisogni dei cittadini che, nel caso in cui abbiano l’esigenza di un intervento medico non urgente tra le 24 e le 8 del mattino, faranno riferimento non più alla guardia medica ma a una Centrale di servizio, che filtrerà le chiamate e li indirizzerà alle postazioni con medico più vicine (o al 118 per le emergenze e urgenze). In questo modo, le guardie mediche potranno essere impiegate in maniera più efficiente sul territorio.

I medici di famiglia e i pediatri di libera scelta rimarranno in ogni caso il primo e continuativo punto di riferimento per i cittadini, come le radici di un sistema di sanità territoriale che ha all’altra estremità il Distretto sanitario, a fare da tramite con ospedali e ASL, e a livello intermedio le Case e gli Ospedali di Comunità, strutture più piccole e diffuse che prenderanno in carico i bisogni di salute che non richiedono l’accesso ai servizi ASL. La riforma prevede infatti anche che gli ambulatori dei medici di famiglia siano messi in rete per garantire dodici ore di assistenza al giorno sei giorni su sette e che le Case di comunità siano sempre aperte, ventiquattr’ore al giorno, tutti i giorni. Non ci sarà quindi meno assistenza sanitaria ai cittadini, che avranno sempre punti di riferimento stabili e presenti – in primis i medici di famiglia, che hanno liberamente scelto e con i quali hanno un rapporto di fiducia. Ci sarà, invece, un’assistenza più vicina e attiva in nuovi modi: con ambulatori in rete, Case di Comunità, Distretti e continuità assistenziale i cittadini potranno essere indirizzati al servizio migliore per avere la risposta corretta ai loro bisogni, col risultato non secondario di alleggerire e ottimizzare il carico di lavoro degli ospedali e dei pronto soccorso.

 

(Photo credits: Jonas Leupe/Unsplash)

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