Aggressioni a operatori sanitari, è emergenza - 27 aprile 2023

I tragici fatti di Pisa sono solo la punta dell’iceberg

La sconvolgente uccisione della Dottoressa Barbara Capovani - la psichiatra 55enne vittima di una brutale aggressione a Pisa - è stata il focus della cronaca locale e nazionale negli ultimi giorni. Purtroppo, però, si tratta solamente dell’ultimo caso in una lunga catena di violenze nei confronti di medici e infermieri: episodi che non hanno certo raggiunto lo stesso livello di efferatezza e violenza, ma che si susseguono da tempo.
Da questo punto di vista gli operatori sanitari sono tra le categorie più a rischio perché trattano argomenti delicati e talvolta devono dare notizie negative, rappresentando loro malgrado anche le potenziali inefficienze del sistema. Va detto però che si tratta in larga parte di un problema di percezione: i media tendono a dare molto più risalto agli episodi negativi che a quelli positivi perché attirano più facilmente l’attenzione, ed è anche per questo che la fama degli operatori sanitari come “angeli del Covid” sembra essere sfumata senza lasciare traccia mentre le aggressioni continuano ad accadere, spesso senza alcuna copertura mediatica. L’ultimo caso in ordine di tempo è quello di una dottoressa nel fiorentino che ha denunciato un tentativo di stupro mentre era in servizio durante un turno di guardia medica: il risultato di questa insicurezza sul lavoro è che ci sono sempre meno medici disposti a coprire ruoli potenzialmente rischiosi, e a pagarne il conto è la collettività.
Le aggressioni agli operatori sanitari, quindi, oltre a essere un fenomeno grave in sé, alimentano ulteriormente gli altri problemi che impediscono al Sistema sanitario nazionale di utilizzare al meglio le proprie risorse. Di fronte non solo a retribuzioni spesso inadeguate e a tempi di lavoro incompatibili con quelli familiari e personali, ma anche al rischio concreto di subire un’aggressione fisica, infatti, sempre più lavoratori della sanità pubblica rinunciano del tutto ad esercitare la professione, privando il Paese - non certo per loro colpa - di risorse fondamentali per continuare a garantire il diritto alla salute di tutti. La sicurezza fisica degli operatori sanitari è quindi una condizione essenziale, ed è per questo che le rappresentanze di categoria hanno organizzato una fiaccolata in memoria della Dottoressa Capovani per mercoledì 3 maggio, perché episodi come questo non si ripetano mai più.

 

 

Photo credits: Tara Winstead/Pexels

 

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