COME E PERCHÉ È UNA BUONA NOTIZIA PER I CITTADINI
È stato recentemente siglato l’Accordo Collettivo Nazionale per i medici di famiglia per il triennio 2019-2021. Come per molti altri contratti del settore pubblico il rinnovo è stato molto in ritardo rispetto alla scadenza, ma contiene alcuni segnali molto positivi per il ruolo della categoria nella sanità territoriale di domani.
Da tempo i medici di medicina generale stanno diventando sempre più rari: da una parte la programmazione dei posti per il corso di formazione non è stata capace di mantenere costante il loro numero, ma ai pochi rimasti sono stati nel tempo dati compiti sempre più burocratici e sempre meno di effettiva pratica medica, rendendoli spesso dei produttori di carta più che degli operatori della sanità. Questo ha creato ritmi di vita e di lavoro che spesso portano burnout, insoddisfazione e anche a cambi di professione tout court, col risultato che negli ultimi vent’anni il numero di medici di medicina generale in Italia è diminuito del 20% circa. È quindi necessario rendere più appetibile la professione, e da questo punto di vista l’Accordo pone qualche punto importante. Ma c’è anche da attualizzare il ruolo dei medici di famiglia nel quadro della riforma sanitaria del Pnrr, e l’Accordo comincia – seppur timidamente – a porre delle basi più solide. Secondo quanto stabilito dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, la sanità territoriale del prossimo futuro dovrà essere basata sulle Case di Comunità, dove i cittadini potranno trovare delle vere e proprie equipe di professionisti sanitari e quindi un maggior numero di servizi, alleggerendo il carico degli ospedali. L’Accordo 19-21 ha riconosciuto per la prima volta le attività territoriali previste dal Pnrr, e starà ora a quello 22-24 formalizzare come i medici di famiglia opereranno nelle nuove strutture. Con la speranza, ovviamente, che non venga firmato con lo stesso ritardo del precedente.
Come evidenziato dalla Corte dei Conti nell’inaugurazione dell’anno giudiziario, “non si può sottacere che la grave crisi di sostenibilità del sistema sanitario nazionale non garantisce più alla popolazione un’effettiva equità di accesso alle prestazioni sanitarie […]”. Per salvare questo patrimonio è vitale riorganizzare la sanità territoriale, e in questo il ruolo dei medici di medicina generale sarà primario: molti professionisti della provincia di Siena si sono infatti già organizzati in materia – investendo anche risorse proprie – per anticipare questa futura riorganizzazione. Gli attuali centri medici del nostro territorio possono essere visti come veri e propri precursori delle future Case di comunità: ma la scadenza del 2026 non sarà posticipabile in alcun modo o si perderanno i fondi europei del Piano, ed è quindi importantissimo che l’Accordo 2022-2024 venga siglato il prima possibile e che stabilisca chiaramente come i medici di famiglia saranno attivi nelle Case di Comunità.
(Photo credits: Scott Graham/Unsplash)