La spesa farmaceutica in Italia fra necessità e sprechi

I pericoli di un consumo eccessivo di farmaci

La spesa per farmaci è stata una delle voci della spesa sanitaria che sono salite più velocemente negli ultimi anni: dal 2021 al 2022 la crescita è stata del 6%, arrivando a 34,1 miliardi di Euro – il 68,9% dei quali sostenuti dal pubblico. Uno dei motivi è senz’altro l’invecchiamento della popolazione, perché più un cittadino è anziano e più è probabile che abbia bisogno di farmaci: resta però il fatto che questo aumento nel consumo non solo non è pienamente giustificato da bisogni effettivi, ma anche che questa “iper-prescrizione” può provocare danni nel lungo periodo.
Il rapporto annuale dell’Aifa sul consumo di farmaci ci consente di andare nel dettaglio, scoprendo che nel 2022 la popolazione sopra i 64 anni di età ha assorbito oltre il 60% sia della spesa complessiva che delle dosi somministrate e che la spesa media è stata di 556 euro (601,5 per gli uomini e 520,8 per le donne). Quasi l’intera popolazione di questa fascia d’età – il 98,4% – ha ricevuto nel corso dell’anno almeno una prescrizione, e il loro numero è in forte crescita: nel 2018 erano 13,6 milioni di persone, il 22,8%, e al gennaio 2023 erano il 24,1%, quasi un quarto del totale. Inoltre nel 2022 la spesa per farmaci di classe C a carico dei cittadini ha raggiunto 6,5 miliardi di Euro, con un +6,9% rispetto all’anno precedente. Il dato notevole è che ben il 46% della spesa è per farmaci di automedicazione e che i primi principi attivi per spesa sono ibuprofene e diclofenac, molecole ad azione antinfiammatoria e antidolorifica dai nomi commerciali tra i più noti.
Fra i farmaci acquistati privatamente, poi, un ruolo importante hanno gli antibiotici: il 24% viene acquistato senza prescrizione medica – un dato decisamente allarmante se si considera che ogni loro utilizzo non necessario aumenta un problema già pesante, ovvero le infezioni da batteri resistenti agli antibiotici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità 25.000 decessi all’anno solo in Europa sono dovuti a questo tipo di infezioni: oggi sono il 33% del totale e il loro impatto è pari a quello di tubercolosi, influenza e Hiv messe insieme. Nel 2050, secondo studi specifici, le infezioni batteriche arriveranno a causare più morti di tumori e diabete, e tutto questo proprio per un uso improprio degli antibiotici, spesso richiesti dai pazienti anche per infezioni non batteriche.
Come abbiamo visto la spesa farmaceutica è, e sarà sempre di più nei prossimi anni, una componente vitale della sanità pubblica: proprio per questo è molto importante che professionisti sanitari e cittadini sappiano limitare l’uso – e l’abuso – di farmaci non essenziali. Il punto non è ovviamente quello di tenere sotto controllo la spesa a scapito della salute e della qualità della vita dei pazienti, ma è necessario tenere presente che anche da questo punto di vista la demografia non gioca a nostro favore, perché un Paese sempre più vecchio avrà sempre maggiori problemi a soddisfare i bisogni di salute di tutti i suoi cittadini se non si darà la giusta priorità a ogni voce di costo.


(Photo credits: Myriam Zilles/Unsplash)

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