I medici di famiglia proclamano lo stato di agitazione


Mancano provvedimenti seri per il futuro delle cure territoriali


La scorsa settimana il sindacato Fimmg, al quale sono iscritti la stragrande maggioranza dei medici di
famiglia italiani, ha dichiarato lo stato di agitazione durante il suo congresso nazionale. “Siamo pronti”,
ha dichiarato il Segretario nazionale Scotti, “ad applicare le prerogative sindacali, facendo capire ai nostri
pazienti che è in gioco non un interesse di parte ma la salvaguardia di un diritto collettivo costituzionale
che dia un futuro a noi, ai nostri pazienti e alla sanità pubblica”. Ma per quali motivi è stata presa una
decisione così grave?


Il primo è il fatto che la trattativa per l’Accordo Collettivo (Acn) 2022-2024, il contratto nazionale dei
medici di famiglia, ancora non è partita, perché non è stato emanato dall’ente pubblico Sisac un
documento chiamato atto di indirizzo. “Senza quello la trattativa non può partire”, spiega il Dottor
Daniele Fineschi, Fiduciario Fimmg per il senese che ha partecipato al convegno nazionale, “e quindi ci
troveremo tra neanche due mesi con un contratto che nascerà già scaduto. Con l’aggravante che è proprio
in quell’Acn che devono essere definiti i compiti e i ruoli dei medici di famiglia nelle Case di Comunità,
altrimenti quelle strutture rimarranno poco più che scatole di cemento, senza benefici effettivi per i
pazienti”. Il secondo motivo dello stato di agitazione è la mancanza di fondi per la riorganizzazione delle
cure territoriali: “ormai è noto che l’aver indebolito la rete sanitaria sul territorio ha creato molti danni,
come il sovraccarico degli ospedali. Ma proprio per questo”, prosegue Fineschi, “la riorganizzazione delle
cure territoriali non può essere fatta senza aumentare le risorse a disposizione, perché ogni anno
l’inflazione nei fatti rende quella cifra sempre più piccola”. Il terzo motivo è il fatto che ancora non è stato
fatto nulla per la crisi del medico di famiglia come professione: negli ultimi anni il loro numero a livello
nazionale è sceso da 46mila a 37mila, e la specializzazione viene sempre più spesso snobbata dai
neolaureati (ad esempio in Toscana sono state assegnate 122 borse di studio su 200, poco più della metà).
“È vero che la parte politica sta considerando di investire fondi per assumere personale sanitario
principalmente infermieristico, e di loro c’è sicuramente bisogno, ma senza medici di famiglia viene a
mancare la base della rete delle cure territoriali e sempre più cittadini rimarranno senza un professionista
di riferimento. La nostra protesta nasce anche dal voler tutelare il diritto alla salute di tutti, perché senza
medici di famiglia la sanità pubblica non può funzionare”, conclude il Dottor Fineschi.

(Photo credits: kaboompics.com-Pexels)

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