I costi nascosti del Sistema sanitario: la medicina difensiva

Come e perché le cause ingiustificate zavorrano la sanità

Il Sistema sanitario italiano ha un costo elevato perché si rivolge a tutti, quindi continuare a finanziarlo adeguatamente è vitale. Altrettanto importante però è evitare sprechi e i costi improduttivi. Uno solo di questi assorbe 11 miliardi di Euro l’anno (quasi il 10% della spesa sanitaria totale), e contribuisce sia ad allungare le liste di attesa che ad aumentare le prescrizioni non necessarie: ci riferiamo al fenomeno della “medicina difensiva”, ovvero tutti quegli esami o trattamenti che i medici prescrivono non perché ce ne sia una vera necessità, ma per tutelarsi dal possibile ricorso a un giudice.
Un primo dato da tenere presente quando si parla di medicina difensiva è la litigiosità di un Paese, ovvero il numero di cause intentate ogni 100mila abitanti. L’Italia è il terzo Paese UE per litigiosità e il primo per numero di avvocati in rapporto alla popolazione, e questo aumenta la probabilità che un professionista debba tutelarsi da una causa, fondata o meno che sia. Può farlo in due modi: il primo è ricorrere a servizi diagnostici o terapeutici non necessari, in modo da poter dimostrare di aver comunque agito secondo gli standard previsti, e il secondo è evitare di occuparsi di determinati pazienti o di eseguire interventi ad alto rischio. Quindi nel primo caso si costringe la collettività a sostenere costi non necessari – allungando le liste d’attesa per tutti – mentre nel secondo proprio chi avrebbe più bisogno di un intervento medico lo otterrà molto più a fatica. Il fenomeno purtroppo è ormai dilagante: ogni anno vengono intentate più di 35mila cause a danno di operatori sanitari di ogni tipo, con più di 300mila al momento pendenti, e il 95% di esse si conclude con un proscioglimento. Ma vista la cronica lentezza della giustizia italiana un medico incolpevole può veder passare anche sei anni di vicende giudiziarie, e alla fine essere anche costretto a pagare le relative spese pur essendo assolto.
Il punto non è ovviamente quello di considerare medici e operatori sanitari come infallibili e sempre privi di ogni colpa: bisogna però tener presente non solo che l’errore umano è imprescindibile in ogni campo, ma anche che una cosa è la colpa e l’altra è il dolo, ovvero la volontà di compiere un reato. Non a caso i principali rappresentanti di categoria degli operatori sanitari chiedono da tempo che si depenalizzi l’atto medico, come si fa in praticamente tutto il mondo – il che non vuol dire che non ci sarebbero più conseguenze, ma che sarebbero penali solo in casi diversi dalla colpa grave. La situazione attuale, però, ha degli effetti fortemente negativi sul Sistema sanitario, perché rende i professionisti più restii a prendere decisioni potenzialmente dannose anche se corrette, allunga le liste d’attesa, aumenta i costi per la collettività e ingolfa i tribunali con cause che in oltre il 90% dei casi finiranno archiviate. E se non cambieranno le cose a patirne le conseguenze saranno innanzitutto i cittadini, che dovranno rivolgersi a una sanità pubblica sempre più povera di capitale umano e sempre meno capace di fornire in tempo utile esami e terapie a chi davvero ne ha bisogno.

(Photo credits: Wesley Tingey/Unsplash)

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