Cosa sapere (e cosa non fare) per il bene della sanità pubblica
Da tempo la professione di medico di famiglia è in crisi: il numero di medici di medicina generale in Italia è inferiore di circa il 20% a quello ottimale e sempre meno giovani scelgono questa professione, che è vista come più usurante e meno attraente rispetto ad altre. Visto che quindi sempre meno medici seguono sempre più pazienti, è importante sapere come i cittadini possono aiutare il loro medico di famiglia a svolgere al meglio il proprio lavoro nell’interesse della collettività, senza per questo rinunciare al loro diritto alla salute.
Per cominciare bisogna tenere presente che la sanità territoriale è composta da medici, ma che ognuno di loro ha un ruolo diverso e complementare agli altri: quello di un medico di famiglia è diverso da quello di un collega del 118, ed entrambi sono diversi da quello di un medico di Continuità Assistenziale (la ex “guardia medica”). Il medico di famiglia, innanzitutto, non è quindi obbligato per contratto ad essere sempre reperibile e disponibile, a differenza di altri suoi colleghi. Ha certo un compito molto importante, dato che è spesso lui o lei a fare da “collegamento” tra il paziente, le strutture ospedaliere o gli specialisti: ma anche in questo caso – e nonostante spesso non appaia così all’atto pratico – non ha un ruolo subalterno a questi ultimi, che spesso costringono i cittadini a rivolgersi costantemente al medico di famiglia anche per compiti che spetterebbero a loro. Va però puntualizzato che queste regole possono cambiare se sono in campo forme associative od organizzative di medici di famiglia, dato che ognuna può avere caratteristiche diverse: in ogni caso però bisogna sempre tener presente che la deontologia professionale – che non è certo un dettaglio per un medico – ha un ruolo fondamentale nell’agire di un professionista.
Il medico di famiglia, come già accennato, svolge un ruolo di “collegamento” e di punto di contatto tra il cittadino e il Sistema sanitario nazionale: un sistema che spesso risulta poco efficiente e troppo lento nel rispondere alle richieste, ma che spesso è così anche perché è oberato dal peso di richieste per esami e prestazioni. Il tempo di attesa di questi ultimi è dovuto al loro numero, ovviamente, e quindi astenersi dall’esigere prestazioni improprie o non necessarie può essere un gesto concreto per aiutare la sanità pubblica a curare chi ne ha più bisogno. Il rapporto tra un medico di famiglia e i suoi pazienti, dopotutto, non può esistere senza fiducia reciproca, e ogni professionista si è formato per quasi un decennio per poter giudicare al meglio delle sue possibilità il significato di segni e sintomi: l’avere una sanità pubblica più efficiente passa quindi anche dall’avere fiducia nel giudizio del proprio medico, anche per quanto riguarda esami e prestazioni specialistiche.
(Photo credits: Antoni Shkraba/Pexels)