Crescono i casi ma la politica ignora il problema
Pochi giorni fa a Montedomini, vicino Firenze, si è svolto l’ennesimo atto di violenza contro dei professionisti sanitari: a subirla sono state una psichiatra e un’infermiera, sequestrate per un’ora da un pluripregiudicato per crimini violenti armato di cacciavite. Fortunatamente non è successo niente di irreparabile ma quest’episodio si aggiunge a una serie di aggressioni contro medici e infermieri che purtroppo non conosce sosta, mentre la classe politica mostra di non voler affrontare seriamente il problema.
Sebbene i casi di cronaca più eclatanti abbiano visto protagonisti degli psichiatri – come il barbaro omicidio della Dottoressa Capovani a Pisa dello scorso anno e l’aggressione alla Dottoressa Pacitti a L’Aquila – il fenomeno riguarda tutti i professionisti sanitari che hanno a che fare con il pubblico, ed è in netta crescita. Nel 2023 le aggressioni sono infatti state ben 16mila (oltre mille in Toscana), di cui un terzo fisiche e nel 70% dei casi verso donne: bisogna poi considerare anche che il numero totale è molto maggiore, dato che la maggior parte delle aggressioni non viene più neanche denunciata dalle vittime. A dirlo è un recente sondaggio dei sindacati medici Anaao-Assomed, secondo il quale l’81% dei partecipanti ha subito aggressioni (il 23% di tipo fisico e il 77% verbale) e il 75% ha assistito personalmente ad aggressioni ai colleghi. Inoltre il 29% dichiara di conoscere casi di aggressione fatali o causa di invalidità permanente, ma ben il 69% di chi ha subito questi atti non denuncia perché si percepisce il sistema giudiziario italiano come inaffidabile e incapace di tutelare le vittime, e una denuncia come possibile fonte di ulteriori aggressioni.
Una situazione come questa rende comprensibilmente più pericolose – e quindi ancora meno attrattive – specializzazioni come la medicina di emergenza urgenza, ma crea anche un’atmosfera nella quale tutti i professionisti sanitari devono temere per la loro incolumità. Per affrontare il problema è stato presentato a Montecitorio un provvedimento che si occupava in maniera più marcata delle aggressioni a medici e infermieri, ma l’attuale maggioranza ha ritenuto di non includerlo nel Decreto Liste Attesa. Laconico al riguardo il parere di Pietro Dattolo, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Firenze: “Non ci possono essere differenze politiche contro le aggressioni al personale sanitario, non può e non deve essere una questione politica, ideologica ma una battaglia di civiltà”. L’Ordine di Firenze ha quindi chiesto con urgenza a Prefetto, Questore e Procuratore Capo un incontro urgente per la creazione di un tavolo tecnico contro le aggressioni: “Tutta la nostra categoria (e in particolare i medici in servizio presso i Centri di Salute Mentale) ha il sacrosanto diritto di lavorare in serenità”, ha commentato Dattolo.
(Photo credits: Jonathan Borba – Pexels)