REGIONI E MEDICI DI FAMIGLIA, DIALOGO IN CORSO PER LA SANITÀ DEL FUTURO

SUL TAVOLO IL RINNOVO DEL CONTRATTO E LA MEDICINA TERRITORIALE DI DOMANI

I medici di medicina generale saranno centrali per il Sistema sanitario nazionale del futuro: su questo sono d’accordo sia gli esperti del settore che l’impostazione attuale del PNRR, che punta moltissimo sulla edicina di territorio. Ci sono però parecchie questioni da risolvere, prima fra tutte la trattativa fra Regioni e rappresentanti di categoria sul contratto nazionale (che è scaduto da ben cinque anni) e i tre “pilastri” che sono stati indicati come chiave per la medicina di famiglia del futuro già dal 2000 – ovvero l’associazione in cooperative, le Aggregazioni Funzionali Territoriali (i raggruppamenti di medici di famiglia) e la sanità di iniziativa, un nuovo modello di gestione delle malattie croniche.

Per quanto riguarda il contratto 2019-2021, lascia ben sperare l’incontro che si è tenuto tra il Presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità Marco Alparone e il Segretario Generale Fimmg Silvestro Scotti – un incontro definito come proficuo da entrambe le parti, e che ha visto il Presidente Alparone sottolineare che “insieme dobbiamo trovare gli strumenti e le modalità per essere i più prossimi ai nostri cittadini e ai loro bisogni, partendo dal capitale umano che i medici di famiglia mettono a disposizione ogni giorno”. Il contratto 2019-2021 è particolarmente importante perché senza di esso non si può procedere con il successivo, che è quello tramite il quale Regioni e medici di famiglia si impegneranno a realizzare gli obiettivi del PNRR e a “metterli a terra” nei territori.

Da questo punto di vista la Toscana, e Siena in particolare, sono un esempio positivo a livello nazionale: non solo infatti in Toscana le Aggregazioni Funzionali Territoriali sono una realtà dal 2012 e la sanità di iniziativa dal 2010, ma nella nostra provincia è attiva da oltre vent’anni una delle prime cooperative di medici di medicina generale del paese: una forma associativa che permette, senza alcun aggravio per i conti pubblici, di “fare sistema” per fornire più servizi sia ai medici che ai loro pazienti, e che rappresenta ad oggi un esempio di buona pratica sia a livello regionale che nazionale.

(Photo credits: Pixabay/Pexels)

Torna in alto