TRA SANITÀ TERRITORIALE IN AFFANNO E BANDI IN RITARDO PERENNE
La sanità territoriale, che secondo la missione Salute del PNRR sarà centrale per il Sistema sanitarionazionale di domani, resta una spina nel fianco: l’Italia dovrebbe infatti spendere oltre 3 miliardi di Europer attivare più di 1.300 Case di Comunità e 400 Ospedali di Comunità, in modo da garantire le primecure più vicine ai cittadini, assistere i pazienti cronici e alleggerire il carico di lavoro sugli ospedali. Maad oggi secondo i numeri dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali Agenas meno di una su dieci di queste strutture è attiva (122 su 1.308 e 31 su 408) e solo in cinque regioni (Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Piemonte e Toscana), con il rischio sempre più concreto di non rispettare i parametri europei, che prevedono la piena attivazione entro la metà del 2026.
Un primo allarme era già arrivato dalla Corte dei conti, che evidenziava ritardi nella progettazione enell’apertura dei cantieri, e adesso il governo sembra voler usare i fondi ordinari per l’edilizia sanitaria per le strutture da far partire da zero, in modo da scongiurare il rischio di rimanere senza i fondi europei. I fondi ordinari sono risorse stanziate quasi ogni anno per la costruzione di nuovi ospedali e che le lungaggini burocratiche spesso immobilizzano, tanto che ad ora ci sarebbero 10 miliardi di Euro non spesi dalle Regioni. E i soldi “risparmiati” in questo modo andrebbero a coprire i rincari dei materiali e delle bollette che il Sistema sanitario ha dovuto sopportare in questo periodo.
Resta l’incognita maggiore, quella della quale però si parla meno: posto che queste strutture venganorealizzate e rese in grado di agire come verranno coperti i costi del personale, per i quali non si possono certo usare i fondi PNRR? Si tratta di una spesa strutturale, che lo Stato dovrà quindi sopportare anno dopo anno, e i margini per coprire questa voce di spesa al momento sembrano davvero pochi. Senza una risposta certa a questa domanda il rischio è che Case e Ospedali di comunità diventino poco più che scatole di cemento che non risolveranno certo i problemi della sanità pubblica. E in questo quadro già pesante non aiuta certo il fatto che le Regioni continuino a non far uscire i bandi per ben 1.800 borse di studio per i corsi di formazione in medicina generale, quando sono passati tre mesi dal termine di legge. Non solo così facendo si impedisce ai laureati in medicina di cominciare il proprio percorso formativo ma si ostacola ulteriormente l’implementazione del PNRR, dato che non solo l’attivazione di queste borse è uno degli obiettivi da completare entro giugno ma che proprio i medici di famiglia avranno un ruolo insostituibile in Case e Ospedali di comunità.
(Photo credits: Pixabay/Pexels)