LE RISORSE UMANE DEL SERVIZIO SANITARIO IN OTTICA EUROPEA
Pochi giorni fa l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha analizzato in un report i dati più recenti sui professionisti sanitari presenti in Italia, comparando il paese agli altri stati UE. Il documento ci dice alcune cose molto interessanti: la prima è che in Italia il numero di medici per mille abitanti è di poco superiore alla media UE (4,0 contro 3,8) ed è quindi definito “congruo”. Inoltre, evidenzia il report, l’Italia è in linea con gli altri paesi europei anche per una delle principali preoccupazioni, ovvero “la carenza di medici della medicina generale (MMG), particolarmente avvertita nelle aree rurali e geograficamente remote”. Una descrizione nella quale sia l’Italia che la stessa provincia di Siena, fatta di pochi grossi centri abitati e moltissimi piccoli comuni e frazioni, si ritrovano perfettamente.
In Italia così come in Europa, poi, nonostante il numero di medici sia in crescita, il numero di coloro che decidono di fare il medico di medicina generale è in discesa. Di fronte a questo fenomeno i governi hanno aumentato i posti di formazione post-laurea in medicina generale, ma non è bastato perché – nota Agenas – “qui come in altri paesi, risulta sempre più difficile attrarre un numero di laureati in medicina sufficiente a ricoprire i posti disponibili per la medicina generale. Le motivazioni sembrerebbero legate alla retribuzione e al basso livello di prestigio percepito nel ruolo di MMG”. A questo quadro già piuttosto complesso si somma poi l’ulteriore diminuzione dei medici di medicina generale, data sia dal loro progressivo pensionamento che da una programmazione sbagliata che non è stata capace di garantire altrettante sostituzioni. Basti pensare che in Italia tra il 2019 e il 2021 il numero dei medici di famiglia è passato da 42.428 a 40.250 professionisti – che, nella nostra provincia, si traduce in una potenziale riduzione di accesso al sistema sanitario per quasi il 20% della popolazione.
In uno scenario come questo e davanti a un invecchiamento della popolazione che impone un ripensamento del loro ruolo, i medici di medicina generale hanno deciso di rispondere a queste problematiche in proprio. Innanzitutto molti hanno accettato di aggiungere altre 300 persone al loro massimale di 1.500 pazienti per impedire che fosse negato il loro diritto alla salute. Si è poi deciso di mettere in campo strumenti innovativi come la medicina di gruppo e le case della salute, tramite i quali si può garantire la presenza di un medico per dieci ore al giorno in strutture quanto più possibile vicine ai cittadini e nelle quali, in caso di bisogno, il medico di turno può accedere alle cartelle sanitarie dei colleghi, in modo da poter rispondere al meglio alle esigenze di tutti. Queste iniziative non possono risolvere da sole i problemi di un’assistenza territoriale e di prossimità che il passare degli anni ha reso evidenti, ma possono sicuramente contribuire a garantire ai cittadini un servizio il più possibile vicino, disponibile e adeguato ai loro bisogni di cura.
(Photo credits: Sasun Bughdaryan/Unsplash)