VAIOLO DELLE SCIMMIE: COS’È E COME TUTELARSI

“PREVENIRE ADESSO PUÒ EVITARE SOVRACCARICHI SU TUTTO IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE”

La settimana scorsa l’OMS ha definito il vaiolo delle scimmie un’emergenza sanitaria globale, dopo che la malattia ha contagiato circa 14mila persone in 74 paesi. Anche se i numeri sono a ora ben diversi da quelli del Covid-19 la notizia ha creato preoccupazione: ma di cosa parliamo quando parliamo di vaiolo delle scimmie?
Innanzitutto non va confuso con il vaiolo, che è stato debellato ufficialmente nel 1980, e secondo alcuni la recente crescita di casi di vaiolo delle scimmie in Africa (da dove è arrivato a maggio il primo paziente del continente europeo) è dovuta proprio alla mancanza di vaccinazione contro il vaiolo. I sintomi sono però simili: a 12 giorni dal contagio si sentono febbre, cefalea, dolori muscolari e ingrossamento dei linfonodi, e dopo 1-3 giorni dalla febbre compaiono delle eruzioni cutanee chiamate vescicole. Il primo paziente della provincia di Arezzo è stato diagnosticato proprio da un medico di famiglia e al momento i casi in tutta Italia sono poco meno di 500, 200 dei quali in Lombardia e 100 in Lazio.
L’OMS ha dichiarato che il 99% dei casi riguarda uomini, e il 98% uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini, ma bisogna precisare che il vaiolo delle scimmie non è certo una malattia limitata a questo sottogruppo: semplicemente i rapporti sessuali contribuiscono alla rottura delle vescicole, favorendo la diffusione della malattia. Ma il contagio può avvenire con qualsiasi contatto fisico molto stretto – anche non sessuale – e il vaiolo delle scimmie rimane una malattia molto dolorosa e certo da non prendere alla leggera.
Il vero problema da evitare è il potenziale carico aggiuntivo che questa malattia potrebbe essere il prossimo inverno per il sistema sanitario: consigliamo quindi di fare attenzione ai sintomi non appena si presentano e a consultare subito il proprio medico di famiglia, perché la somministrazione di antivirali al momento giusto può contribuire in modo decisivo a impedire che la malattia crei danni e si diffonda sul territorio.

(Photo credits: World Health Organization)

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