Niente fondi per equiparare il corso formativo alle specializzazioni.
La crisi della medicina territoriale è dovuta in massima parte a quella dei medici di famiglia: non c’è infatti dubbio sul fatto che sono sempre meno anche perché la loro professione non viene scelta dai neolaureati in Medicina. Una prima soluzione sarebbe rendere la borsa di studio del loro corso di formazione equivalente a quella di altre specializzazioni, ma anche quest’anno le buone intenzioni si sono infrante contro il parere della Commissione Bilancio del Senato: non si può fare per “mancata copertura finanziaria”.
Per capire come mai esista questa disparità bisogna innanzitutto capire l’evoluzione storica della figura del medico di famiglia. Quando nacque il Servizio Sanitario Nazionale, nel 1978, l’unico requisito per diventare medico di famiglia era la laurea in Medicina, e si pensava che la formazione sul campo avrebbe provveduto a tutto. Col passare del tempo però ci si è resi conto che la medicina generale non è una medicina “di serie b” ma una disciplina ben precisa, con una specialità clinica basata sulle cure primarie e orientata all’assistenza continua nel corso degli anni. In poche parole l’esperienza sul campo non era sufficiente, anche per i passi avanti della scienza medica: quindi dagli anni Novanta per diventare medici di famiglia bisogna frequentare un corso di formazione, che a differenza delle altre scuole di specializzazione dura solamente tre anni ed è gestito su base regionale.
Così come per le specializzazioni universitarie, però, chi frequenta il corso in medicina generale non può fare altri lavori e per questo è prevista una borsa di studio. Per i futuri cardiologi, dermatologi o pediatri però la somma si aggira intorno ai 20mila Euro l’anno, mentre quella per i futuri medici di famiglia non arriva ai 12mila lordi. Una cifra che parla da sola, e che è assolutamente fuori scala per un lavoratore altamente formato e che già durante il corso esercita tutti i giorni la professione, con tutte le responsabilità che questo comporta.
Non è difficile capire che una somma simile non è certo attrattiva per dei neolaureati in Medicina, e neanche che per equiparare le borse di studio di medici di famiglia e specialisti non servirebbero cifre roboanti. Purtroppo i decisori politici hanno deciso anche quest’anno che non si può fare “perché mancano i soldi” – e più non dimandate, verrebbe da aggiungere.
Di fronte a una decisione così controproducente, però, cercare di risolvere la crisi della medicina territoriale costruendo Case di Comunità a debito, o discutendo della dipendenza dei medici di famiglia, non ha senso. Se l’emorragia di medici di famiglia non verrà arrestata presto, rendendo davvero attrattiva la professione, semplicemente il problema non si risolverà, a prescindere da dove e come saranno attivi i sempre meno medici di famiglia di domani.
(Photo credits: Pixabay/Pexels)
