Contenzioso medici-Asl sud-est, giustizia è fatta

Bocciata su tutta la linea la posizione dell’Azienda sanitaria

Quest’anno, dopo quasi 15 anni di vicenda legale, si è chiuso definitivamente il contenzioso che ha visto da una parte l’Asl Sud-Est e dall’altra un gruppo di medici di famiglia, pediatri di libera scelta e sindacati di categoria. Risultato? L’Asl ha perso su tutta la linea ed è stata condannata non solo al pagamento delle spese legali ma anche a versare un contributo a un fondo integrativo pubblico. Ma qual è stato l’oggetto del contendere, e perché questa vicenda dovrebbe far riflettere tutti i contribuenti?

Tutto è cominciato intorno al 2010, quando più medici di famiglia dell’area senese si sono visti togliere dall’Asl una certa quantità di quei soldi ricevuti come compenso per i loro pazienti. Ogni medico di famiglia, infatti, riceve una somma fissa per ogni persona che cura e secondo l’Asl c’erano stati degli errori nell’anagrafica che avrebbero reso non dovute queste indennità (e si parla di centinaia di migliaia di Euro). La richiesta dell’Azienda fu inoltre accompagnata da una campagna stampa che metteva decisamente in cattiva luce i medici, quasi come se ci fosse stato del dolo da parte loro. Peccato che l’anagrafica dei pazienti di ogni medico era tenuta – come del resto è ancora oggi – proprio dall’Asl, e i medici non potevano modificarla in alcun modo: questi ultimi hanno quindi fatto ricorso, e nonostante i tempi biblici della giustizia italiana hanno avuto sostanzialmente ragione in tutti i gradi di giudizio, inclusa quest’anno la Corte di Cassazione.
Il dato vero di tutta la vicenda è nelle motivazioni delle varie sentenze, che dicono che la responsabilità totale dell’anagrafica è proprio dell’Asl – e che quindi la posizione dell’ente non era sostanzialmente sostenibile in tribunale. Di conseguenza non solo viene da chiedersi perché l’Azienda ha insistito con i ricorsi, usando risorse pubbliche per scopi francamente opinabili, ma anche perché lo ha fatto nonostante le sue possibilità di vittoria fossero sempre più esigue ad ogni sentenza contraria.

I soldi spesi dall’Azienda per gestire l’anagrafica dei pazienti (non sempre bene, come abbiamo visto) sono soldi pubblici, così come quelli delle spese legali che è stata condannata a pagare in toto e quelli che la Corte ha stabilito debba versare in un fondo destinato alle sentenze senza una precisa definizione economica – un provvedimento, questo, decisamente punitivo. Soldi pubblici sottratti a un Sistema sanitario già in enorme sofferenza e buttati letteralmente via, mentre vertenze come questa non fanno altro che aumentare la disaffezione dei giovani alla professione di medico di famiglia.

(Photo credits: Katrin Bolovtsova/Pexels)

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