La storia della medicina generale, prima e dopo il SSN.
Ancora oggi succede di sentir chiamare un medico di medicina generale “medico di base”, “medico condotto” o addirittura “medico della mutua”. Tutte definizioni vecchie di decenni e che non solo possono confondere, ma non rendono l’idea di cosa sia oggi quel professionista che spesso chiamiamo “medico di famiglia”. Chi è, quindi, e come si è evoluto nel tempo?
Prima della creazione della sanità pubblica, nel 1978, le figure principali per l’assistenza medica erano due: il medico condotto e il medico di base. Il primo era dipendente dei comuni italiani, e prestava assistenza sanitaria gratuita ai poveri e – dietro pagamento – agli altri. Poi c’era il medico di base, spesso detto “della mutua”: all’epoca il sistema sanitario era assicurativo, quindi le casse mutua delle varie professioni stabilivano un rapporto di convenzione con i medici e pagavano le loro prestazioni per conto dei pazienti. Di fatto quindi il diritto all’assistenza sanitaria era legato non all’essere cittadino ma all’essere lavoratore, perché l’assistenza era finanziata con i contributi versati da lavoratori e datori di lavoro alle singole casse mutua. Quindi diversi tipi di lavoratori avevano diversi gradi di accesso alle cure, e le fasce più deboli della popolazione erano di fatto escluse da qualsiasi assistenza che non fosse fornita dai medici condotti.
Il medico di medicina generale nasce invece con l’istituzione del sistema sanitario nazionale e volendo dare a tutti lo stesso grado di accesso alle cure: è il primo punto di accesso dei cittadini alla sanità pubblica ma non per questo è un medico “generico”, ovvero un laureato in Medicina abilitato alla professione ma senza specializzazione. Tutt’altro: in Italia, così come in molti altri paesi, il medico di medicina generale si forma dopo la laurea con un corso specifico, durante il quale si presta servizio sia in vari reparti ospedalieri che presso lo studio di un futuro collega. Così facendo si ottiene sia una formazione generalista che una più specifica sui punti di forza del medico di medicina generale, ovvero l’assistenza primaria e la gestione delle malattie croniche. Chi fa questo mestiere ha infatti in carico la cura di una persona nel tempo e nel suo complesso, e non la gestione di una patologia o di un problema acuto. Un medico di medicina generale è quindi quel medico che segue nel tempo in modo completo e coordinato un paziente, avendo a mente la sua salute complessiva, le sue patologie pregresse, la sua storia familiare e anche le sue peculiarità. Per questo il medico di medicina generale viene spesso definito “di famiglia”.
Gran parte dei problemi della sanità sono dovuti alla mancanza di questi medici, dato che in vent’anni se ne sono persi quasi 10mila. Se un medico di medicina generale fosse equiparabile a un semplice medico generico la situazione non sarebbe così grave: ma dato che così non è, come abbiamo visto, è necessario rendere di nuovo attrattiva questa professione, o i neolaureati continueranno a non sceglierla. E a pagarne il prezzo saranno innanzitutto i cittadini.
(Photo credits: Antoni Shkraba/Pexels)
