Finanziaria, nemmeno le briciole per la medicina territoriale

Pochi i fondi per la sanità e nessuno per i medici di famiglia
La medicina territoriale e i pronto soccorso sono i settori della sanità italiana più in sofferenza e i loro
problemi sono collegati, dato che è proprio l’aver lasciato a sé stessa la rete sanitaria sui territori che ha
sovraccaricato i pronto soccorso. Stupisce, quindi, che in un momento nel quale la sanità pubblica è quasi
al collasso non solo l’ultima finanziaria destini pochi fondi al servizio sanitario (e quasi tutti fra due anni,
quando nel frattempo può succedere di tutto) ma non riservi nulla alla medicina territoriale, rischiando
seriamente di peggiorare la situazione.


Quando parliamo di sanità territoriale ci si riferisce in primo luogo ai medici di famiglia, che spesso –
specie nei piccoli paesi – sono l’unico presidio sanitario veramente diffuso e a portata di tutti. Negli ultimi
vent’anni questo primo livello di contatto fra cittadini e servizio sanitario è stato letteralmente
abbandonato, tra contratti rinnovati molto dopo la loro scadenza, un carico burocratico sempre maggiore e
una programmazione tra entrate in ruolo e pensionamenti che ha ridotto il numero dei medici di circa il
20% dal 2000 ad oggi. Non stupisce quindi che sempre più cittadini ne siano rimasti privi, e che i
professionisti rimanenti abbiano cercato di aumentare il numero dei pazienti pro capite per non lasciare
nessuno indietro: questo però ha costretto molti a fare compromessi, dedicando il tempo ai casi che
ritengono più urgenti, e ha soprattutto portato molti cittadini a rivolgersi ai pronto soccorso
impropriamente. Purtroppo per risolvere il problema non è bastato aumentare il numero di borse di studio
in medicina generale, perché i neolaureati in Medicina semplicemente scelgono altro. A differenza di
quanto pensano in molti, infatti, è una professione ben poco attraente e che remunera meno di altre
specializzazioni: quest’anno in Toscana per 200 posti in medicina generale si sono presentati in 122 e
altrettanto è successo in molte altre regioni.


Di fronte a tutto questo stupisce che in Finanziaria non ci sia neanche un accenno alla sanità territoriale:
“le risorse sono destinate essenzialmente a ospedali e pronto soccorso. Ma si rischia di peggiorare la
situazione se non si investe sul territorio”, ha sottolineato il segretario della Federazione italiana di medici
di medicina generale Silvestro Scotti, “e così facendo il pronto soccorso va in crisi”. Tra le proposte fatte
dai medici la decontribuzione per l’assunzione di personale, che potrebbe aiutare il medico a gestire il
carico di lavoro per la gestione di appuntamenti e vaccinazioni, ma soprattutto aumentare l’importo della
borsa per il corso di formazione in medicina generale. Ad oggi, infatti, l’importo mensile di questa
specializzazione è esattamente la metà di quella offerta da altre aree mediche, dando a una professione già
in crisi uno svantaggio competitivo iniziale non da poco.


A fare le spese di questo stato di cose sono in ultima analisi i cittadini, ed è nel loro interesse che i medici
di famiglia hanno proclamato lo stato di agitazione: rassegnarsi a un futuro prossimo nel quale sempre più
italiani rinunciano alle cure, spesso per cause economiche, non è tollerabile, ed è importante che i cittadini
siano solidali con chi sta combattendo non tanto per il proprio interesse, ma per il bene di tutti.


(Photo credits: (Mathieu Stern-Unsplash)

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