Ancora violenza contro i sanitari italiani

Le cause vere di un fenomeno ormai dilagante

Torniamo purtroppo ad occuparci della piaga delle aggressioni a medici e infermieri, dato che i casi non fanno che aumentare. L’ultimo e più eclatante è stato il vero e proprio assedio all’ospedale di Foggia, ma i dati nazionali confermano che ci si fanno sempre meno remore ad alzare le mani verso chi per mestiere cerca di curare il prossimo. Quali sono però le cause vere di questa situazione?
Un primo dato è che i pazienti e i loro parenti spesso non hanno presente quello che purtroppo è un fattore ineludibile in medicina, ovvero l’incertezza: quando ognuno di noi si presenta nello studio di un medico o in un pronto soccorso può contare infatti non su una guarigione certa, ma sull’impegno e sulla dedizione dei professionisti sanitari coinvolti a fare tutto quello che possono per guarire, per migliorare e per sanare. La medicina non è una scienza esatta e volendo essere brutali la battaglia che questi professionisti combattono ogni giorno è perdente per definizione, perché l’essere umano è mortale da sempre (e probabilmente per sempre). Quello che però è possibile fare, e viene fatto tutti i giorni nei presidi della sanità italiana, è combattere al meglio delle proprie possibilità per perdere quella battaglia il più tardi possibile e nel modo migliore possibile. Una volta del proprio medico ci si fidava ciecamente e reverenzialmente, mentre oggi si cerca di stabilire una relazione medico-paziente che si basi su una comunicazione efficace e costante: ma se manca una cultura del rispetto verso questi professionisti allora si finisce con l’addossare loro sia le mancanze del sistema sanitario che le conseguenze inevitabili dell’incertezza e del rischio. Col risultato – anche senza arrivare alle mani – di rinfacciare a medici e infermieri qualcosa di cui non hanno alcuna colpa.
Nei panni di un medico o di un infermiere un episodio di violenza (anche solo verbale) è spesso il motivo scatenante di un abbandono della professione: il cosiddetto “burn out” è infatti una disaffezione al proprio lavoro che è dovuta a un mix di sovraccarico lavorativo, stipendi bassi e malessere. La violenza crea burn out, il burn out crea mancanze nel sistema sanitario e queste mancanze contribuiscono alla violenza. Per risolvere davvero questo problema, quindi, le istituzioni devono agire innanzitutto sul sottofinanziamento del Sistema Sanitario nazionale, perché una sanità meno efficiente delegittima chi ci lavora e li rende più vulnerabili alle aggressioni: aumentare le pene e militarizzare gli ospedali, purtroppo, non basterà.

(Photo credits: Neosiam2024/Pexels)

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