Il “blackout comunicativo” tra ospedali e territorio

I costi (e le responsabilità) di una mancata integrazione

Secondo un recente sondaggio della Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) la mancata comunicazione tra ospedali e operatori della sanità territoriale – come i medici di famiglia – sarebbe responsabile di ben 2 milioni di ricoveri impropri, per un costo evitabile di 6 miliardi di Euro. La questione è effettivamente un problema per il Sistema sanitario italiano, che molto spesso ha operato a compartimenti stagni: ma come mai esattamente esiste questo “blackout comunicativo”, e quali ne sono davvero le cause?
Secondo il sondaggio, specialisti ospedalieri e medici di medicina generale si consulterebbero quando un paziente è ricoverato in appena il 15% dei casi, mentre in 8 casi su 10 i pazienti arriverebbero in reparto senza un fascicolo sanitario elettronico adeguatamente aggiornato. Questo causerebbe molti ricoveri non necessari, ai quali vanno anche aggiunti quelli di natura “sociale”, ovvero di pazienti che si sarebbero potuti assistere anche a casa o in strutture intermedie. Manca quindi una vera e propria continuità assistenziale: ma se secondo il sondaggio appena un medico di famiglia su cinque avrebbe aggiornato adeguatamente il fascicolo sanitario elettronico, secondo i dati del Ministero della Salute nel 2023 a farlo sarebbero stati 3 medici e pediatri su 4. Le ricette elettroniche, infatti, aggiornano automaticamente il fascicolo di ogni paziente, mentre altrettanto spesso non si può dire dei referti e delle dimissioni che vengono emesse negli ospedali e di cui i medici di famiglia hanno bisogno per garantire il miglior monitoraggio e trattamento dei cittadini. Bisogna inoltre puntualizzare che lo strumento più importante per i medici di famiglia, ovvero il software gestionale dei dati dei loro pazienti, è standardizzato e spesso facilmente aggiornabile per consentire un dialogo automatico con i software usati dalla pubblica amministrazione, mentre spesso il contrario non avviene: di conseguenza il flusso di aggiornamenti è non raramente a senso unico, costringendo i medici di medicina generale a spendere una parte sempre maggiore del loro tempo in compiti burocratici e amministrativi. Per ovviare a questo problema, però, in Toscana sono state istituite le Agenzia di Continuità Ospedale Territorio (Cot), il cui compito è proprio quello di supportare ed integrare il rapporto tra medicina generale e reparti ospedalieri, a riprova di quanto sia importante il tema per la sanità del prossimo futuro.
Il sondaggio Fadoi, infine, mette l’accento anche sul problema dei ricoveri “sociali”, che occupano una percentuale sempre maggiore dei posti letto nei reparti di medicina interna: un problema che potrebbe essere risolto da strutture come Case e Ospedali di Comunità, ma solo a patto che vengano dotate adeguatamente di personale amministrativo, infermieristico e medico. Senza un potenziamento marcato della sanità territoriale, quindi, il problema dei ricoveri “sociali” non farà che aggravarsi, peggiorando l’effettiva operatività delle strutture ospedaliere.

(Photo credits: Luis Gomes/Pexels)

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