A DIRLO IL RAPPORTO CREA SANITÀ: SERVONO ALMENO 15 MILIARDI
Al Servizio sanitario nazionale servono almeno 15 miliardi di Euro, e questo solo per mantenere il distacco attuale tra la spesa italiana e quella degli altri Paesi UE: un distacco che è del 32% rispetto alla media, e che non farà che aumentare se il debito pubblico non diminuirà e l’economia non crescerà di più. A dirlo è il più recente “Rapporto Sanità” del Centro per la Ricerca Economica Applicata (CREA), che è riconosciuto da Eurostat, Istat e Ministero della Salute ed è composto sia da economisti e giuristi che da tecnici della sanità. La situazione – si legge nel documento – è “critica”, e non solo dal punto di vista finanziario: mancano sempre più medici e infermieri all’appello e al contempo cresce il disagio economico delle famiglie per motivi sanitari, con sempre più italiani che rinunciano a curarsi perché non possono permetterselo.
Il rapporto contiene ben poche buone notizie, dato che la spesa sanitaria privata ha raggiunto i 40 miliardi di Euro nel 2022, crescendo negli ultimi cinque anni di un 0,6% annuo e di ben il 5% in media nel solo 2023. I cittadini partecipano quindi sempre di più a una spesa sanitaria che secondo il rapporto dovrebbe raggiungere almeno il 7,2% del PIL nominale: lo scorso anno però è stata del 6,7%, ed è previsto che cali nei prossimi anni. Nel frattempo, però, è aumentato il numero di professionisti che mancano al Sistema sanitario, perchè tra 2003 e 2021 si sono persi ben 54.018 medici e 60.960 infermieri: questo a causa non solo di un ricambio generazionale insufficiente ma anche dei molti che vanno all’estero, dove trovano facilmente condizioni di lavoro migliori e retribuzioni più alte. Secondo un sondaggio presente nel rapporto ben l’87% dei medici ritiene che nel proprio settore manchi personale, e il 41% di loro sta pensando di cambiare posto di lavoro: un punto di vista condiviso da tutti i partecipanti, che lavorino in un ospedale o in un ambulatorio e nel pubblico come nel privato.
A pagare per questo continuo sottofinanziamento, inoltre, sono i cittadini, visto che sono sempre più spesso costretti a pagare di tasca propria i loro consumi sanitari. Secondo il rapporto CREA il 6,1% delle famiglie italiane è impoverito per queste spese e/o ha dovuto rinunciare a curarsi per motivi economici, con una crescita di quasi l’1% dal 2020. In altre parole si trovano in questa situazione 1,58 milioni di famiglie.
In conclusione, il quadro dipinto dal rapporto CREA è inquietante e senza appello: è imperativo che la spesa sanitaria italiana venga portata a un livello simile a quello degli altri Paesi UE, e che i decisori politici abbiano il coraggio di dichiarare quanto prima come intendono farlo. L’alternativa sarà non solo un allargamento del gap con il resto d’Europa, ma la morte della sanità pubblica per come la conosciamo dal 1978, e davanti al progressivo invecchiamento della popolazione (e alle maggiori risorse che quindi serviranno per garantire il diritto alla salute di tutti) non ci sarà riforma del PNRR che tenga senza un deciso cambio di rotta.
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