PER ASSISTENZA DOMICILIARE E OSPEDALI DI COMUNITÀ SERVIRANNO ALTRE RISORSE
La missione del Pnrr dedicata alla salute stanzia 7,5 miliardi di Euro su 15,6 per l’assistenza sul territorio: si tratta di un aspetto della sanità pubblica che avrà sempre più importanza in futuro, a causa dell’aumento delle patologie croniche e dell’età media della popolazione. Una volta che queste risorse saranno usate serviranno però molti altri fondi, per garantire nel tempo servizi come assistenza domiciliare e ospedali di comunità e per stipendiare il personale che li farà funzionare.
A dirlo è l’Ufficio Parlamentare di Bilancio in una sua analisi: serviranno infatti un miliardo di Euro per l’assistenza territoriale e altri 239 milioni per il personale degli ospedali di comunità, mentre “la programmazione finanziaria per il triennio iniziato nel 2023 implica un ridimensionamento della quota del prodotto allocata alla sanità pubblica. Plausibilmente emergerà quindi – prosegue il documento – l’esigenza di destinare ulteriori finanziamenti all’assistenza sanitaria territoriale”. I tecnici del Parlamento sottolineano poi che “la difficoltà di reperire il personale e la perdita di attrattività del Ssn stanno diventando un’emergenza, soprattutto per quanto riguarda gli infermieri e alcune categorie di medici”: professionisti che spesso si formano a carico della collettività e poi vanno all’estero per cercare condizioni migliori di lavoro. E ancora, il documento dell’Ufficio di Bilancio puntualizza che c’è ancora un nodo non secondario da affrontare, ovvero il coinvolgimento dei medici di medicina generale nell’attuazione della riforma. Ad oggi infatti non c’è una regolazione chiara di come i medici di famiglia parteciperanno alle attività di queste strutture, anche per i ritardi cronici nei rinnovi del contratto nazionale che “finisce per essere causa ed effetto delle difficoltà a introdurre, e finanziare, innovazioni più rilevanti”.
Un quadro a tinte decisamente fosche, quindi, specialmente se si considera che il nostro Paese è in drammatico ritardo sui piani di attuazione del Pnrr: il tempo stringe su più fronti e il rischio è quello di creare “cattedrali nel deserto” senza sufficienti medici e infermieri. I medici di medicina generale, anche tramite l’apporto del loro ente previdenziale di categoria, stanno valutando la possibilità di investire direttamente in queste sedi, e questo perché la medicina territoriale avrà un’importanza primaria nel rapporto tra cittadini e servizio sanitario: lo fanno per migliorare la propria professione, ma soprattutto per dare un servizio ai loro pazienti certo e di prossimità, stabile nel tempo e che sia il riferimento sicuro di ogni territorio.
È però indispensabile che le amministrazioni pubbliche facciano tutto il possibile sia per utilizzare le risorse europee che per garantirne a sufficienza, in modo da garantire il diritto dei cittadini alla salute nei prossimi anni.
(Photo credits: Kai Pilger/Pexels)