SANITÀ AL BIVIO, TRA INVECCHIAMENTO E DENATALITÀ

PER L’ITALIA DI DOMANI SARÀ ESSENZIALE PIÙ SANITÀ TERRITORIALE

Secondo le ultime stime del Governo nel 2030 – tra appena sette anni – 15 milioni e mezzo di italiani avranno più di 65 anni e 4 milioni e mezzo non saranno autosufficienti, mentre nel 2050 gli over 65 saranno 19 milioni e i non autosufficienti 5 milioni e mezzo. Il panorama demografico italiano è purtroppo inequivocabile: dal 2008 il saldo fra nascite e decessi è sempre stato negativo mentre l’aspettativa di vita cresce, e se oggi gli over 65 rappresentano il 24% della popolazione residente per Istat nel 2050 saranno quasi il 35%, con gli ultraottantenni che passeranno dal 7,6% della popolazione a oltre il 14% e gli ultracentenari che quasi quadruplicheranno.
Tutto questo ha e avrà delle ricadute sempre più importanti sulla sanità pubblica: in generale ci si rivolge sempre più spesso al Sistema sanitario tanto più si invecchia, e in particolare con l’età cresce la possibilità di sviluppare malattie croniche come diabete, ipertensione e dislipidemie, che è importante sia diagnosticare in tempo che gestire e monitorare su base regolare. Da questo punto di vista i medici di medicina generale hanno un ruolo importantissimo nella sanità pubblica, perché la rete degli ambulatori garantisce prossimità ai cittadini e un riferimento più accessibile e diretto di quanto non siano le strutture pubbliche come gli ospedali. Purtroppo, a causa di una programmazione sbagliata, fra soli tre anni ben 10mila medici di famiglia andranno in pensione e solamente 3mila entreranno in servizio, rischiando di lasciare senza un medico di riferimento quasi un italiano su quattro. Inoltre la cosiddetta “media paziente”, ovvero il numero di pazienti per medico di medicina generale, è stata concepita quando l’età media era molto più bassa di quella attuale, e quindi ogni cittadino aveva bisogno di rivolgersi al suo medico meno spesso di quanto non succede oggi.
Se non verranno subito fatti investimenti economici e in risorse umane il Sistema sanitario nazionale non saprà da questo punto di vista garantire adeguatamente il diritto alla salute dei cittadini italiani: purtroppo non solo questi stanziamenti sono ancora al di là da venire, ma anche quando i soldi si sono trovati non sono stati impiegati. Questo è successo, ad esempio, con i 235 milioni stanziati nel 2019 dall’allora Ministro Speranza per potenziare la diagnostica negli studi – gli unici non spesi in questi due anni.

(Photo Credits: Bruno Martins/Unsplash)

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